Alle sette di sera Niccolò e Clara si trovano al pian terreno del loro stabile ed aspettano che arrivi l’ascensore. Niccolò, è immerso nei suoi pensieri, pensieri di chi sa che tra 15 giorni dovrà passare gli esami di maturità. Clara la maturità l’ha data nel 1960. Oggi Clara ho 83 anni. È ancora in salute per fortuna. Qualche acciacco ma come si dice…la testa funziona alla grande!
Il passo è lento ma gli occhi sono curiosi. Sarebbe facile restare così, Niccolò immerso nel cellulare e Clara nei suoi silenzi. Invece Clara fa il primo passo e chiede: “quando cominciano gli esami?” Paolo alza lo sguardo dal telefonino e risponde: “tra 15 giorni”. Sembrerebbe finita così la conversazione invece Niccolò ha voglia di fare una domanda, non sa se può, poi però trova il coraggio e chiede: “com’erano gli esami di maturità ai suoi tempi?”. L’ascensore sta per arrivare, ma c’è ancora una manciata di secondi, secondi che improvvisamente si fermano e tutto diventa sospeso, ed il tempo diventa una fermata intermedia della vita, un luogo da cui si può partire in qualsiasi direzione. Nel frattempo l’ascensore è arrivato, ma Niccolò non entra, è lì al piano terra, sul pianerottolo. Ascolta Clara.
Il fenomeno non è magia, ma neuroscienza pura. Quando un anziano ripercorre un ricordo carico di significato, il suo cervello libera dopamina, serotonina e ossitocina, molecole che alimentano motivazione, calma e senso di appartenenza. Gli studi di neuro-imaging mostrano che, nello stesso momento, i tracciati cerebrali di chi ascolta si sincronizzano con quelli di chi parla, come se le due menti accordassero lo stesso strumento. È il cosiddetto flow condiviso: un istante di presenza totale in cui l’età evapora, e il pianerottolo si trasforma in una piccola aula universitaria, una classe nella quale possono trovare accoglienza studenti tra i quindici e i novanta anni.
Per chi ha attraversato decenni di storia, raccontare non è passatempo nostalgico ma ristrutturazione del sé. La stagione del fare lascia il posto a quella del significare quando un dettaglio – la licenza media conseguita di sera, la decisione del padre di Clara di vendere la Cinquecento per pagare le tasse universitarie della figlia – trova orecchie attente. Il passato si riordina, smette di pesare e diventa eredità viva.
Quando ascolti storie di vita come queste capisci che sono i veri “tutorial” di cui la maggior parte dei giovani e meno giovani hanno bisogno. Un 18enne può scoprire che nelle parole di Clara ci sono elementi per imparare a leggere le sconfitte come curve necessarie del percorso e i successi come traguardi mai lineari. Chi ha superato i cinquanta, stretto fra mutuo, figli adolescenti e genitori fragili, trova in quelle stesse vicende un manuale di equilibrio scritto con l’inchiostro dell’esperienza.
Mentre queste storie scorrono come una corrente tiepida lungo le scale di marmo, il condominio cambia pelle. Da somma di millesimi si trasforma in trama di relazioni: cala il nervosismo per il ticchettio dei tacchi sul parquet, cresce la voglia di organizzare una cena di scala, nasce la micro alleanza fra il pensionato che aiuta il maturando con il latino e il venticinquenne che spiega alla nonna come prenotare una visita sul portale della Regione. Tutto avviene senza un centesimo di spesa straordinaria e scopri che una nuova “energia entra in circolo” ed un caffè condiviso costa meno di una riunione di condominio distonica.
Scopri che il tono ed il volume di voce con il quale parliamo fa la differenza!
Quella domanda fatta da Niccolò ha riportato la signora Clara, a quella notte nella quale è stata scattata la foto, che ancora conserva, nella quale è insieme alla sorella, era la notte del 4 giugno 1944, si stringevano la mano e ricevevano la tavoletta di cioccolato offerta da un soldato americano. Quella foto che aveva sempre conservato, crescendo, le fu da stimolo e decise di imparare l’inglese, studiò su testi di seconda mano, trovò lavoro come segretaria bilingue e, negli anni della Dolce Vita, arrivò a tradurre sceneggiature per registi che oggi troviamo nei libri di storia del cinema. Raccontandolo, il volto le si illumina; Niccolò, ancora di fronte alla signora Clara, sente il cuore accelerare.
Come life coach, l’invito che rivolgo a chi sta leggendo, è disarmante nella sua semplicità: torniamo a parlare, a chiedere e ad ascoltare! Non servono app, piattaforme o bilanci straordinari; basta il coraggio di fare una domanda sincera e l’umiltà di ascoltare. Nel nostro palazzo potrebbero esserci storie dai “capelli d’argento” che custodiscono un archivio di competenze emotive che nessun master racchiude. Ascoltare parole d’argento equivale a prendere vitamine come la resilienza, la pazienza di chi ha superato difficoltà e recessioni, di chi con ironia ha vissuto blackout e targhe alterne, la creatività di chi ha trovato lavoro quando il lavoro sembrava scomparso.
La prossima volta che l’ascensore indugia o che un blackout immobilizza le serrande, lascia cadere la domanda che apre i cassetti della memoria: «Qual è stata la scelta che ti ha cambiato la vita?». Non riempirai soltanto il silenzio, innescherai un circuito virtuoso in cui dopamina, esperienza e speranza si intrecciano, riducendo la distanza fra la prima bolletta e l’ultima tesi di laurea. Così un palazzo diventa casa, e Roma, da città eterna, si rivela officina eterna di futuro condiviso.
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di Paolo Manocchi, formatore comportamentale Life e Business coach
manocchipaolo@gmail.com