Il Consiglio di Stato ha segnato un punto importante a favore dei proprietari di abitazioni in affitto turistico nella diatriba fra Comuni e locazioni brevi che oramai va avanti da anni. Con la sentenza n. 2928 del 2025 il più alto organo della giustizia amministrativa ha chiarito che le locazioni brevi non possono essere equiparate alle strutture alberghiere e quindi i Comuni non hanno poteri per limitarne il lavoro. In sostanza una decisione a totale difesa della libertà di utilizzo dell’immobile di proprietà del singolo individuo ma che farà sicuramente tornare alla carica i sindaci che da anni chiedono più poteri contro l’overturism.
La vicenda è quella di Sirmione che nel 2022 ha emanato un regolamento comunale per limitare le locazioni brevi non professionali (di fatto i privati che mettono appartamenti in affitto per pochi giorni su piattaforme come Airbnb e Booking). Una proprietaria era ricorsa al Tar che le aveva in parte dato ragione, fino a oggi appunto. Per il Consiglio di Stato l’attività di locazione turistica non professionale non ricade fra quelle che i sindaci possono inibire ma al contrario all’interno della disciplina della legge 241 del 1990 ovvero nell’ambito “dell’attività di disposizione e di godimento dell’immobile da parte del proprietario/detentore”.
Insomma una bella gatta da pelare per i Comuni che in tutta Italia stanno lavorando a regolamenti locali per limitare le distorsioni dell’overturism di cui anche su questa testata abbiamo più volte parlato. Il parere del Consiglio di Stato farà infatti giurisprudenza e verrà invocato in tutti i prossimi ricorsi che arriveranno a pioggia contro i Comuni che intendono limitare la libera disposizione degli appartamenti da parte dei proprietari “non imprenditori”. Le associazioni di categoria brindano e promettono di utilizzare la sentenza appena uscita per difendersi in tribunale nei prossimi mesi (senza contare eventuali altri cittadini di Sirmione che volessero a questo punto ricorrere per chiedere danni al Comune).
La partita non è ovviamente finita, le amministrazioni locali risponderanno e tenteranno di forzare la mano soprattutto in quelle località dove i flussi turistici sono quasi fuori controllo. In questo senso l’amministrazione di Firenze è quella in prima fila nella battaglia per la riduzione dei posti letto, seguita a ruota da quella di Roma che ha visto poche settimane fa l’assessore al Turismo scendere in piazza tronchesi alla mano per rimuovere le “keybox” in cui i gestori lasciano le chiavi per i turisti in arrivo.
Proprio sulle keybox si giocherà la prossima partita di questa battaglia culturale. Il ministero dell’Interno ha vietato l’accesso in casa dei turisti senza riconoscimento di persona a fine 2024 ma nella lunga trattativa con le associazioni di categoria aveva poi aperto uno spiraglio al riconoscimento mediante tecnologie identificative tutte però da individuare. Sul tema si aspetta a giorni una decisione del ministero che potrebbe essere decisiva. Riammettere i “self check-in” significa mantenere lo status quo e tollerare che le strutture ricettive continuino ad aumentare. Confermarne l’impossibilità costringerebbe molti gestori a rinunciare, se non a chiudere, le attività meno redditizie.
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di Andrea Battistuzzi – Giornalista
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