Veloce panoramica sui sistemi che consentono di usufruire degli incentivi abbattendo i consumi. In questo articolo analizziamo i vantaggi delle caldaie a condensazione e del fotovoltaico che, se ben progettati, consentono di fare il salto di due classi energetiche necessario ad accedere ai bonus.
Nei mesi scorsi ci siamo occupati di analizzare il processo di riqualificazione energetica degli edifici attraverso gli incentivi fiscali ed economici legati al Superbonus. È arrivato iL momento di fare un approfondimento specifico sul rendimento effettivo di questi incentivi, ovvero quantificare l’effettivo risparmio in termini di costo dell’energia che si riscontra a seguito degli interventi. Intanto teniamo presente che gli interventi si suddividono in:
sistemi “passivi”, che attraverso un migliore isolamento termico determinano la riduzione della domanda di energia, interessando l’involucro esterno disperdente dell’edificio (tamponature esterne, solai di copertura o di interposizione con il terreno e con spazi accessori non riscaldati, ed infissi);
sistemi “attivi”, che devono coprire la rimanente domanda di energia con l’uso delle fonti rinnovabili di energia, ovvero il solare termico, il solare fotovoltaico, l’eolico e le pompe di calore.
Sul patrimonio edilizio che abbiamo a disposizione non è sempre possibile operare interamente gli interventi sopra elencati. Pertanto il dispositivo legislativo sul quale si fonda l’incentivo da Superbonus 110% per il miglioramento dell’efficienza energetica, mette in campo specifiche casistiche di intervento che, se combinate tra loro, consentono di conseguire il salto minimo di due classi energetiche sull’edificio preso in considerazione, richiesto dalla norma per ottenere l’incentivo di realizzazione degli interventi a costo zero.
Se si prende ad esempio un edificio condominiale con un involucro esterno non coibentato e con appartamenti dotati di infissi esterni prevalentemente non performanti sotto il profilo energetico, nel quale sia presente una caldaia centralizzata “tradizionale” a gas metano (o peggio ancora a gasolio), ciò che ne proviene dall’analisi energetica pre-intervento, è un organismo edilizio scadente per il quale il livello minimo di confort invernale è determinato dal superlavoro di una centrale termica che tra l’altro disperde in suoi fumi direttamente nell’atmosfera.
In tali casi il progettista deve procedere con la “gradualizzazione” degli interventi, ovvero operare un primo scenario determinato dall’intervento “passivo” con un sostenibile intervento di isolamento termico dell’involucro opaco e di miglioramento di quello trasparente. Non sempre con tali interventi si ottiene il doppio salto di classe energetica, pertanto ad esso va combinato quello della sostituzione della centrale termica con una a “condensazione”.
Le caldaie a condensazione
Quest’ultima è una tipologia di riscaldamento il cui principio è quello di utilizzare il calore contenuto nei fumi di scarico per scaldare costantemente l’acqua che circola nell’impianto, pertanto il risultato è una radicale riduzione delle emissioni nocive e meno dispendio di energia per scaldare il fluido che ritorna in centrale più freddo per effetto del calore ceduto tramite i termosifoni agli ambienti da essi serviti.
Non è facile spiegare con termini semplici e divulgativi un principio di funzionamento complesso, ma teniamo presente che con il termine “condensazione” intendiamo il principio fisico del riutilizzo del calore presente nei fumi di scarico della caldaia che, nel caso di quella tradizionale vengono dispersi nell’atmosfera con una temperatura in uscita di 150°, mentre da quella a condensazione escono a 50°. L’elemento essenziale innovativo, oltre alla sofisticata tecnologia elettronica della caldaia, è la presenza dello “scambiatore primario” che cattura il calore latente dei fumi che poi viene reimmesso in circolo all’interno della caldaia attraverso un ulteriore scambiatore secondario. Una volta tolto il calore al fumo, esso si “condensa” generando un liquido residuale che va raccolto e smaltito in modo corretto tramite un circuito dedicato convogliato nella rete di scarico domestica.
Il risparmio energetico che proviene dall’utilizzo di una caldaia a condensazione, rispetto a quella tradizionale, è mediamente di circa il 30% e la sua installazione non comporta necessariamente il cambio dei termosifoni all’interno degli appartamenti e del circuito alimenta gli stessi dalla centrale installata. Tuttavia, le caldaie a condensazione hanno bisogno di una corretta manutenzione periodica e di un preventivo lavaggio di tutto l’impianto, necessari per liberarlo da tutte le dannose scorie in esso latenti.
Il risparmio energetico aumenta se si mettono in campo, laddove possibile, interventi correlati di produzione di acqua calda centralizzata attraverso pannelli solari termici posti sulla copertura dell’edificio, o dall’accoppiamento con una pompa di calore, che se collegata a un impianto fotovoltaico avrà un ridotto fabbisogno di energia elettrica.
Fotovoltaico
Per quanto riguarda il rinnovo degli impianti o l’introduzione di nuovi, va preso in considerazione il sistema “attivo” del fotovoltaico. L’uso del fotovoltaico può riguardare molteplici impianti installati in un condominio, quali: l’ascensore, l’impianto di illuminazione, l’alimentazione elettrica degli accessori della caldaia centralizzata, cancelli ed accessi comuni di vario tipo. Il calcolo del consumo ovviamente varia a seconda dell’edificio, tuttavia, ma se vogliamo fare un calcolo approssimativo sui costi di installazione e la produzione energetica facciamo qualche esempio.
Considerando il sito di Roma e la sua solarizzazione, un impianto fotovoltaico di 3 KW corrisponde a una superficie di pannelli a media efficienza orientati a Sud, pari a 20 metri quadri. Tale superficie genera una produzione annua di circa 3.300 Kwh. Il costo massimo di installazione di tale impianto è di circa € 7.000,00. Va tenuto presente che il Superbonus 110%, prevede il riconoscimento totale di un tetto di spesa sino a € 48.000,00 per 20 Kw massimi installati ed un ulteriore incentivo di € 48.000,00 per un eventuale sistema di accumulo dell’energia prodotta, al fine di mantenere l’utilizzo di tale fonte rinnovabile nelle fasi di mancanza di luce solare.
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di Domenico Sostero Architetto
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