Con una sentenza di grande rilevanza per il sistema idrico nazionale, il TAR Lombardia (n. 1854/2025) ha stabilito che Acquedotto Pugliese (AQP) dovrà restituire circa 28 milioni di euro agli utenti, a causa di una errata determinazione delle tariffe idriche per gli anni 2022-2023.
Al centro della controversia vi è il metodo di calcolo utilizzato da AQP per stabilire le tariffe: la società avrebbe incluso nel computo il valore rivalutato del proprio patrimonio immobiliare, tra cui l’edificio della sede centrale, valutato intorno ai 50 milioni di euro.
Cosa è accaduto: la ricostruzione dei fatti
Secondo quanto emerso, Acquedotto Pugliese ha incluso tra le “immobilizzazioni materiali” anche beni immobili trasferiti gratuitamente dallo Stato al momento della trasformazione dell’ente (l’ex Eaap) in società per azioni, avvenuta con la legge sulla privatizzazione formale del 1999.
L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) è intervenuta contestando l’inserimento nel calcolo tariffario di tali beni secondo un valore rivalutato, anziché secondo il criterio del costo storico, come previsto dalla normativa vigente. In risposta, ha ordinato il ricalcolo delle tariffe, escludendo quelle componenti patrimoniali che non dovrebbero impattare sul costo del servizio.
Il TAR Lombardia ha confermato la correttezza dell’operato di ARERA, riconoscendo che AQP, nonostante la veste giuridica di società per azioni, mantiene una funzione pubblicistica, essendo affidataria di un servizio pubblico essenziale.
Le conseguenze economiche per Acquedotto Pugliese e per gli utenti
L’impatto di questa decisione è duplice:
- Retroattivamente, AQP dovrà restituire gli importi indebitamente percepiti nel 2023 – si stima un totale di circa 28 milioni di euro;
- Prospetticamente, la società dovrà escludere dalle tariffe future ogni valorizzazione patrimoniale impropria, con un effetto strutturale sul sistema tariffario.
Secondo il TAR, infatti, la gratuità del trasferimento delle azioni dal Ministero del Tesoro alle Regioni (mai seguita da una privatizzazione sostanziale) non può giustificare la capitalizzazione dei beni nel calcolo delle tariffe come se fossero acquisiti a titolo oneroso. L’attuale capitale sociale non può quindi essere considerato come un debito della Regione verso la società, né tantomeno essere scaricato sui cittadini attraverso le bollette.
L’impatto per i condomìni e i cittadini
Per gli amministratori di condominio, la decisione è particolarmente rilevante. Le tariffe idriche rappresentano una voce significativa nei bilanci condominiali, soprattutto nei condomìni con più unità abitative e utenze centralizzate.
Esempio pratico:
In un condominio medio di 15 unità abitative con consumo annuo complessivo di circa 1.000 metri cubi d’acqua, un rialzo tariffario improprio di 0,25 €/mc (ipotizzando l’effetto della rivalutazione patrimoniale contestata) avrebbe generato un costo in eccesso di 250 euro annui, da suddividere tra i condomini. Su larga scala, questi importi diventano particolarmente gravosi, soprattutto nei contesti sociali più fragili.
La reazione di AQP: verso il Consiglio di Stato
Non si è fatta attendere la replica della società idrica, che ha definito la sentenza “poco meditata” e ha già annunciato ricorso al Consiglio di Stato. Secondo AQP, la rivalutazione degli immobili sarebbe stata funzionale a una rappresentazione veritiera del patrimonio aziendale e coerente con il principio di economicità gestionale.
Questa vicenda apre una riflessione più ampia sulla trasparenza nella definizione delle tariffe dei servizi pubblici e sulla necessità di garantire equità e correttezza nei criteri di determinazione dei costi, soprattutto quando coinvolgono beni originariamente pubblici.
La sentenza del TAR Lombardia ribadisce un principio fondamentale: i cittadini non possono essere chiamati a sostenere costi che derivano da operazioni contabili non coerenti con la natura pubblica del servizio.
Per gli amministratori di condominio e i proprietari immobiliari, resta fondamentale monitorare l’evoluzione del contenzioso e informarsi sulle eventuali azioni di rimborso o ricalcolo delle tariffe che potrebbero tradursi in vantaggi economici anche per le utenze collettive.

di Giuseppe De Filippis – Presidente Nazionale AIC, Accademia Immobiliare Condominiale