Dalla scuola dei figli ai colleghi d’ufficio le chat ormai sono presenti in qualsiasi ambito sociale e il condominio non ne è assolutamente esente. Rischi compresi.
La pandemia ha inciso in modo determinate nel proliferare in ambito condominiale delle chat e dei sistemi di messaggistica. Questo nuovo modo di comunicare si è consolidato nei mesi immediatamente successivi per avere riscontri immediati fra i vicini che impossibili con altri canali.
Nata originariamente per la condivisione e la soluzione di problematiche di poca rilevanza e che non necessitavano di delibere assembleari oggi la chat porta spesso a liti a distanza e molto spesso a offese di vario genere.
Essendo una chat, molti dei condomini presenti, pensano che si possa scrivere di tutto senza doverne pagare poi le conseguenze. Nella maggior parte dei casi l’amministratore, che è quasi sempre escluso dalla chat per sua scelta o dei condomini stessi, è l’argomento principale su cui disquisire. Attenzione però a quello che si scrive perché in alcuni casi si può rispondere di ingiuria o di diffamazione.
Infatti, nelle chat condominiali è molto frequente che nei confronti dell’amministratore (ma in alcuni casi anche di un condomino) siano utilizzati frasi e aggettivi che possono essere riconducibili a qualche reato.
Riporto per maggiore chiarezza che si configura il reato di diffamazione, ai sensi dell’art. 595 del codice penale, quando chi comunicando con più persone offende la reputazione di un soggetto non presente alla conversazione attribuendogli attività denigratorie. Mentre se la persona fosse presente ci troveremmo difronte al reato di ingiuria.
UN CASO ESEMPLARE
Per rendere maggiormente vicino il problema ai lettori riporto di seguito un fatto realmente accaduto ad uno degli amministratori di nostra conoscenza.
In un grande condominio di oltre cento unità immobiliari l’amministratore ha provveduto a effettuare un’azione di recupero credito nei confronti di alcuni dei condomini con maggiore morosità e ha successivamente notificato loro il decreto ingiuntivo, tramite il legale incaricato.
La chat condominiale in questo condominio era presente da alcuni anni e vi partecipava abitualmente anche l’amministratore. Uno dei condomini morosi che aveva ricevuto il decreto ingiuntivo ha proposto e ottenuto di realizzare una seconda chat escludendo così l’amministratore.
In questa seconda chat l’oggetto prevalente della conversazione è stato, ovviamente, l’amministratore che è stato oggetto di aberranti definizioni e di accuse gravissime da parte di due dei condomini che erano stati oggetto del recupero del credito.
Alcuni dei condomini virtuosi che, pur partecipando alla chat non hanno mai accettato quella tipologia di linguaggio e quelle attribuzioni fatte all’amministratore, si sono rivolti all’amministratore raccontando l’accaduto e chiedendo delucidazioni in merito alle accuse emerse nella chat.
L’amministratore ha fornito immediatamente ai condomini che si erano rivolti a lui le spiegazioni richieste e le ha anche documentate. In un secondo momento avendo ottenuto da uno dei componenti della chat una copia delle conversazioni ha provveduto, tramite un legale, a sporgere querela nei confronti dei due soggetti maggiormente attivi della chat.
Questo è solo uno degli innumerevoli casi che si potrebbero raccontare.
Le chat condominiali sono state uno strumento molto utile in un periodo drammatico della nostra storia. Possono svolgere un ruolo di utilità ma a patto che si seguano delle regole di comportamento che consentano di limitare i conflitti invece di aumentarli, tenendo sempre presente che quello che si scrive resta e, spesso, arriva anche a terzi.
di Claudio Buzzi, responsabile amministrativo Condominio Zero Problemi
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