Abbiamo regole e incentivi ma manca ancora una cultura della convivenza che consenta a chi ha disabilità di avere una vita sociale e vivere i nostri edifici come gli altri condòmini.
La coabitazione nei condomini non è sempre facile e comprende anche una serie di condivisioni che vanno al di là della semplice convivenza. Un tema che necessita di particolare attenzione quello che riguarda le persone con disabilità: motorie, sensoriali, cognitive, visive o uditive.
È opportuno specificare che chi ha mobilità ridotta o altre difficoltà incontra barriere che impediscono o complicano significativamente l’accesso, la libertà di movimento e la partecipazione alla vita quotidiana. È un tema che riguarda anche gli anziani che rappresenteranno una fetta sempre più ampia della popolazione nei prossimi decenni.
Spesso abbiamo sentito parlare di abbattimento barriere architettoniche ma nello specifico occorre capire di cosa si tratta: scale d’ingresso, gradini nelle parti comuni, assenza di rampe o scivoli. Purtroppo molti stabili condominiali presentano problematiche ben note agli esperti del settore come ascensori assenti, inadeguati o troppo piccoli per sedie a rotelle, porte troppo strette, maniglie alte o non ergonomiche, dislivelli interni ed esterni non superati da dispositivi che facilitino il passaggio.
Per ciò che riguarda le accessibilità visiva e uditiva spesso gli amministratori sentono lamentarsi i propri condomini di mancanza di segnaletica tattile o in rilievo, numeri civici non leggibili, illuminazione inadeguata, di assenza di segnali acustici o visivi nei sistemi di allarme, nei citofoni, negli avvisi comuni.
È anche giusto sottolineare che molte volte i problemi non vengono segnalati o si tende a “non vedere” la disabilità, anche quando la persona disabile abita nel palazzo, spesso si sottovaluta quanto la sua condizione richieda modifiche strutturali e culturali.
LA CARENZA DI INTERVENTI
Ma perché spesso non si interviene adeguatamente? Questa è la domanda che è molti i condomini si pongono. I lavori necessari possono essere costosi (rampe, servoscala, ascensore, piattaforme elevatrici). Non di secondo piano ci sono disaccordi tra condomini su chi debba sostenere le spese. Inoltre le distanze legali, vincoli urbanistici, autorizzazioni e burocrazia possono complicare o ritardare i lavori.
È altrettanto vero che non sempre chi vive la disabilità è informato dei propri diritti, come le maggioranze richieste in assemblea condominiale, i regolamenti comunali, le norme edilizie rendono l’iter complicato. A tal supporto subentra la normativa vigente che sostiene e aiuta coloro che vivono con disabilità. La normativa italiana offre vari strumenti, anche se non sempre efficaci o facili da applicare. La legge n. 13/1989 è il fulcro legislativo relativo alle barriere architettoniche negli edifici privati. Introduce gli obblighi di accessibilità, visitabilità e adattabilità.
A supporto di tale legge c’è il decreto ministeriale n. 236/1989 il quale definisce le misure tecniche per le barriere architettoniche, come scivoli, rampe, dimensione minima delle aperture, ecc…
Ma cosa prevede il nostro codice civile?
L’rticolo 1120 del codice civile prevede che, su richiesta, si possano deliberare opere sulle parti comuni per il superamento delle barriere, con le maggioranze previste. Se la maggioranza non si raggiunge, il disabile può farsi carico delle spese, mantenendo comunque alcuni diritti. Più recentemente la legge n. 67/2006 tutela dal punto di vista antidiscriminatorio le persone con disabilità.
Normative più recenti (decreti di semplificazione, agevolazioni fiscali) che rendono più agevole proporre e realizzare interventi per l’accessibilità. La legge prevede che si possano fare interventi anche se il condominio non vuole, ma a spese del richiedente poiché le maggioranze richieste per deliberare in assemblea possono essere alte, il che rallenta o impedisce l’approvazione di modifiche strutturali.
Sicuramente in Italia abbiamo troppi vincoli edilizi, urbanistici, estetici o di proprietà (es. distanze tra edifici, vedute) che possono ostacolare l’installazione di rampe, ascensori esterni, ecc…, anche se alcune sentenze stabiliscono che il diritto all’accessibilità può prevalere su altri diritti di proprietà.
Chi ha disabilità subisce un doppio svantaggio: la limitazione fisica e l’esclusione sociale se non può muoversi liberamente nel proprio ambiente. Inoltre l’esclusione può riverberarsi su salute, benessere, partecipazione, relazioni sociali, lavoro, mobilità, qualità della vita. Purtroppo poco se ne parla anche di un costo collettivo: edifici non accessibili limitano la possibile inclusività, costringono ad adattamenti individuali più onerosi o al trasferimento, riducono il valore sociale e talvolta anche economico dell’immobile.
STRUTTURE TURISTICHE E ADEGUAMENTO DEI PALAZZI
L’avvento dell’apertura di strutture ricettive nei condomini ha sicuramente aperto nuovi fronti nell’adeguamento dei palazzi condominiali. Ultimamente diversi interventi mirati come l’installazione di rampe, servoscala, piattaforme elevatrici, l’ adeguamento delle porte, della segnaletica, dell’illuminazione, dei corrimano e progettazioni inclusive fin dalla costruzione hanno cambiato di fatto il volto dei condomini. Non in secondo luogo le agevolazioni fiscali e gli incentivi hanno agevolato tali interventi. Bonus per eliminare le barriere architettoniche, detrazioni fiscali, contributi o fondi comunali/regionali per l’accessibilità.
Ciò che occorre principalmente oggi è il coinvolgimento e sensibilizzazione dei condomini attraverso la promozione della consapevolezza sui diritti delle persone con disabilità, il dialogo condominiale e mediazione per raggiungere accordi condivisi.
A fronte di tutto ciò non deve mancare assolutamente il supporto da parte dell’amministratore del condominio. La formazione obbligatoria per gli amministratori di condominio professionisti di cui al decreto ministeriale 140 del 2014 deve necessariamente passare un’adeguata e propedeutica formazione all’abbattimento delle barriere architettoniche perché ormai il riscontro all’interno dei condomini è obbligatorio e fondamentale per lo svolgimento dell’attività.
Se tutto ciò venisse attuato probabilmente oggi avremmo dei condomìni più all’avanguardia, rivolti a un futuro diverso dove tutti i condòmini possono convivere adeguatamente nel rispetto dei diritti di tutti. Agli amministratori di condominio resta la arduo compito di sostenere tale problematiche e incentivare la promozione e lo sviluppo della pacifica e normale convivenza

di Isidoro Tricarico, avvocato, presidente del Centro Studi Oggicondominio.
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