Cosa prevede davvero la nuova normativa comunitaria che ha fatto trasalire proprietari e intermediari. A chi si applica e da quando.
La nuova direttiva europea sull’efficienza energetica degli immobili inizialmente aveva creato paure e dubbi sulla sua effettiva applicabilità. L’obbligo di ridurre la categoria di efficienza energetica di alcune classi, a discapito della loro commerciabilità in fase di vendita o locazione, aveva creato paure e forti polemiche negli addetti al settore e anche ai semplici privati.
Non si poteva accettare il fatto che il nostro patrimonio immobiliare fosse comparabile con quello del resto d’Europa per cui è stata pensata questa norma. La nostra edilizia non è affatto simile a quello dei paesi del Nord Europa o dell’Est.
Abbiamo vincoli su quasi tutto il nostro patrimonio storico immobiliare. Vincoli dettati dalla nostra conformazione paesaggistica e storica della nostre città, avendo loro molto spesso una valenza storico-artistica.
Il loro adeguamento sarebbe stato complicato ed economicamente elevato per ogni singola proprietà, visto che non parliamo di un semplice “cambio di tapparelle” a scapito del cliente acquirente o conduttore che si vedrebbe aumentare il prezzo di acquisto o locazione.
Tutto questo per fortuna è stato smentito dalla stessa commissione europea tramite il vice presidente Frans Timmermans, che ha dichiarato che la proposta iniziale non prevedeva alcun divieto di vendita per gli edifici.
Infatti la Commissione Europea chiederà ai governi di individuare e rinnovare circa il 15% degli edifici con prestazioni energetiche peggiori. Parliamo di circa 30/32 milioni di immobili per i quali l’Unione Europea stanzierà circa 150 miliardi di euro fino al 2030.
Ricordiamo che sono diverse le classi energetiche che caratterizzano gli immobili e vanno dalla A, ovvero la migliore, alla G ossia la peggiore .
Secondo le Commissione Europea le classi energetiche che dovranno raggiungere gli edifici sono:
gli edifici residenziali dovranno essere almeno in classe F entro Gennaio 2030 e almeno in classe E entro il 2033
– gli edifici pubblici o non residenziali dovranno raggiungere almeno la classe F entro il 2027 e la classe E entro il 2030.
Per queste operazioni, oltre a usufruire dello stanziamento dell’Ue, possono essere sfruttati i diversi bonus fiscali introdotti per l’edilizia, diversi dei quali sono stati riconfermati per il 2022 con l’ultima legge di bilancio, che vanno dai diversi bonus casa al famoso superbonus 110%.
Queste agevolazioni hanno permesso a varie tipologie di immobili di migliorare le loro prestazioni energetiche. Infatti secondo i dati diffusi dall’Enea e dalle associazioni dei costruttori edili, a fine dicembre 2021 in tutta Italia sono stati effettuati circa 70.000 interventi, di cui meno del 15% su edifici condominiali.
In conclusione possiamo affermare che la strada intrapresa è quella di una riqualificazione degli immobili non solo dal punto di vista energetico ma soprattutto anche dal punto di vista strutturale, in modo tale che gli immobili interessati possano subire sistemazioni e adeguamenti proiettati verso un risparmio energetico in attesa di sviluppare energie rinnovabili alla portata di tutti.
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di Giovanni Romani, Agente immobiliare
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