Come si mette in sicurezza un cantiere di edilizia acrobatica e quali accorgimenti avere per l’area sottostante. Tutte le regole e le norme da conoscere
I lavori su fune, anche detti edilizia acrobatica, sono una tecnica che permette di operare in quota senza l’utilizzo di ponteggi o piattaforme aeree, garantendo un notevole risparmio di tempo e costi, soprattutto in contesti complessi come facciate condominiali, coperture o strutture verticali difficilmente accessibili. Attraverso l’impiego di sistemi di accesso e posizionamento mediante corde, gli operatori possono eseguire lavori di manutenzione, pulizia o restauro in totale sicurezza, a condizione che vengano rispettate rigorosamente le misure di protezione collettiva previste dalla normativa vigente.
Nonostante la particolarità dell’edilizia acrobatica, la sicurezza non riguarda solo chi opera in sospensione, ma anche e soprattutto chi si trova al di sotto dell’area di intervento. La tutela dei terzi è infatti un principio inderogabile previsto dal Dlgs. 81/2008, richiamato anche dal Dpr 177/2011, che disciplina i lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati, ma con principi applicabili anche ai lavori su fune.
L’importanza della protezione collettiva: la sicurezza parte da terra
Una convinzione errata, purtroppo ancora diffusa, è che i lavori su fune nell’ambito della cosiddetta edilizia acrobatica siano “autocontenuti” e non richiedano misure di sicurezza a terra. Nulla di più sbagliato: ogni cantiere verticale genera un’area di rischio sottostante che deve essere protetta, segnalata e controllata.
Il pericolo non deriva solo da possibili cadute di materiali o attrezzi, ma anche dal transito accidentale di persone non autorizzate. Per questo motivo, la delimitazione fisica o visiva dell’area sottostante il “cantiere” è sempre obbligatoria, come previsto dagli articoli 107 e 111 del Dlgs. 81/2008.
Esempio pratico
In un condominio dove si effettuano lavori di pulizia facciate con operatori su fune, la zona d’ingresso deve essere delimitata con transenne o nastro segnaletico, impedendo il passaggio di condomini e visitatori. Se l’intervento avviene in una zona di transito veicolare, occorre inoltre concordare con il Comune eventuali deviazioni temporanee del traffico.
Come delimitare correttamente l’area sottostante
La delimitazione deve essere ben visibile, stabile e proporzionata all’area di rischio. In pratica, occorre considerare non solo la proiezione verticale del punto di lavoro, ma anche un margine di sicurezza laterale, tanto maggiore quanto più elevata è la quota di intervento.
Gli strumenti più utilizzati sono:
- Transenne metalliche o recinzioni mobili con cartellonistica di pericolo;
- Nastro segnaletico ad alta visibilità, nei contesti temporanei o a basso traffico;
- Teli o reti di protezione, in caso di lavori con rischio di caduta di piccoli oggetti;
- Barriere fisiche mobili, per chiusure temporanee in contesti condominiali o urbani.
Ove possibile, è preferibile la chiusura fisica piuttosto che la semplice segnalazione visiva, soprattutto in ambienti affollati come cortili condominiali, scuole o spazi pubblici.
Quando non si può applicare l’art. 11 del Dpr 177/2011
L’articolo 11 del D.P.R. 177/2011 consente, in casi eccezionali e tecnicamente motivati, di operare in assenza di alcune protezioni collettive. Tuttavia, nei lavori su fune tale deroga è difficilmente applicabile, poiché la pianificazione preventiva deve sempre prevedere la tutela di terzi.
Se non è possibile applicare le protezioni standard, il datore di lavoro e il responsabile dei lavori devono comunque garantire:
- una chiara delimitazione dell’area;
- il divieto di accesso ai non addetti;
- segnaletica visibile e permanente durante le operazioni;
- il presidio costante dell’area sottostante da parte di un addetto.
Esempio pratico
In un intervento su fune in un centro storico, dove la strada non può essere chiusa al traffico pedonale, è obbligatorio delimitare con nastro e cavalletti l’area immediatamente sottostante, apponendo cartelli di pericolo visibili da ogni lato e garantendo la sorveglianza di un operatore a terra per tutta la durata del lavoro.
La sicurezza parte dagli attrezzi: l’obbligo di ancoraggio
Ogni utensile o componente utilizzato in edilizia acrobatica deve essere ancorato all’imbragatura o alla struttura mediante cordini di sicurezza certificati.
Questa misura, obbligatoria per legge (art. 115 del D.Lgs. 81/2008), serve a prevenire la caduta accidentale di oggetti che potrebbero provocare gravi danni a persone o cose.
I cordini devono:
- essere certificati e resistenti agli strappi;
- vere lunghezze adeguate a non intralciare i movimenti;
- essere ispezionati regolarmente.
Gli oggetti non utilizzati devono essere riposti in sacche da lavoro anch’esse fissate all’imbrago o alla struttura, per evitare che scivolino accidentalmente.
Pianificazione e controllo: il cantiere verticale non si improvvisa
La gestione di un cantiere su fune richiede un’organizzazione precisa che includa:
- analisi preventiva delle aree sottostanti e dei potenziali rischi;
- progettazione delle vie di accesso e dei sistemi di ancoraggio;
- pianificazione della movimentazione dei materiali;
- coordinamento costante tra operatori in quota e personale a terra.
La presenza di un preposto o responsabile della sicurezza è indispensabile per vigilare sull’efficacia delle misure adottate e sull’osservanza delle delimitazioni durante tutto l’intervento.
Il lavoro su fune rappresenta una soluzione moderna, efficiente e sostenibile per numerosi interventi edilizi e condominiali, ma richiede competenza tecnica e responsabilità condivisa.
La protezione dell’area sottostante non è un optional: è un obbligo normativo e morale che tutela la sicurezza di tutti — operatori, condomini e passanti.
Solo un approccio professionale e rispettoso delle norme può trasformare un lavoro su fune in un esempio virtuoso di sicurezza e qualità esecutiva.

di Federico Taglioni, specializzato in accesso con Fune Irata
federico.taglioni@outlook.it










