n precedenti articoli abbiamo evidenziato quanto si sta verificando da qualche anno a questa parte in merito all’acquisizione di interi studi professionali di amministratori di condominio da parte grandi società di capitali appositamente costituite a tale scopo (si veda Condominio Zero Problemi marzo-maggio 2024 disponibile gratuitamente sul sito web della rivista). Si tratta di un percorso in piena evoluzione di cui riteniamo giusto continuare ad occuparci e informare i lettori in modo che conoscano le evoluzioni di un settore che riguarda i beni più prezioni che hanno: le loro case.
Le società multinazionali che stanno investendo massicciamente nel settore delle gestioni immobiliari hanno effettuato un ulteriore salto di qualità operando con maggiore spregiudicatezza. Potremmo definirla la “fase due” di questa strategia industriale che abbiamo descritto nei numeri precedenti.
Avendo già acquisito migliaia di condomini da gestire direttamente o indirettamente, i grandi gruppi industriali si rivolgono ai singoli amministratori di condominio, presentandosi nei loro studi e facendo offerte economiche che in pochi sono in grado di rifiutare per acquistare tutti i condomini da essi amministrati, come se fosse un prodotto qualsiasi presente sugli scaffali di un qualsiasi supermercato.
Come raccontato nel dettaglio nello speciale del numero precedente di questo magazine si tratta di operazioni che avvengono comunque nel rispetto delle normative attuali, che sono alquanto lacunose al riguardo. Operazioni che avvengono in barba all’effettiva volontà degli ignari condomini che hanno nominato un determinato amministratore di condominio per gestire le proprie proprietà, e che si ritrovano di fatto a essere amministrati all’improvviso da un soggetto molto diverso.
Nella sostanza siamo difronte a una sorta di prestanome che pur rimanendo formalmente incaricato non risponde più in proprio, non ha più quell’autonomia gestionale e decisione per la quale ha ottenuto l’incarico, ma risponde ai grandi gruppi industriali che hanno acquisito il suo parco “clienti” e di cui è diventato un dipendente.
I grandi gruppi che sono da mesi a caccia di piccoli o medi studi professionali da rilevare hanno stanziato enormi somme in massicce campagne pubblicitarie effettuate sui principali social media, che ai non addetti ai lavori possono apparire come normali attività di marketing ma che, con gli enormi fondi economici a disposizione diventano enormemente più incisive al punto da non attribuirgli la reale preoccupazione che invece dovrebbe destare nei proprietari di immobili in condominio e negli altri operatori del settore. Questi gruppi sono inoltre sempre più spesso presenti come relatori in convegni predisposti da associazioni di categoria degli amministratori (che dovrebbero invece tutelare i loro associati e i condomini) e nei grandi eventi di settore dedicati sempre alla formazione degli amministratori di condominio. Si tratta di eventi in cui è possibile arrivare a una grande platea di amministratori a cui vengono prospettate opportunità e vantaggi che avrebbero aderendo al loro progetto.
Gli approfondimenti giornalistici che abbiamo dedicato a questa evoluzione sono stati duramente contestati nelle settimane passate da entusiasti sostenitori di questo approccio “di scala” alla gestione condominiale. Ci è stato scritto che questa testata non capisce i vantaggi di avere nel settore grandi interlocutori.
Ben vengano le critiche, siamo sin dalla nostra nascita ferventi sostenitori del diritto di critica e del dibattito aperto. A noi, invece, ci pare di fare un tuffo nel passato. Di rivedere qualcosa di già accaduto in altri settori e che non ha portato a nessun miglioramento ma solo a rendere più arido, a volte più costoso ma soprattutto spersonalizzato un mondo, quello della gestione condominiale, che si basa per forza di cose sulla professionalità a sulla fiducia da parte delle persone che affidano a un professionista e al suo team di tecnici la gestione della propria casa. C’è poi il tema dei dati personali di chi abita nei nostri condomini che fanno gola a molti fornitori di servizi.
A fronte di una standardizzazione dei processi di gestione e forse di una maggiore competenza generale degli operatori del settore (che, è vero, manca ma che va ottenuta in altri modi) il rischio è in primis di disumanizzare e di “mercificare” un settore in cui la fiducia personale verso l’amministratore è indispensabile e insostituibile. Non sapere a quali interessi o a quali obiettivi industriali un amministratore risponda una volta entrato in grandi società di gestione immobiliare resta, a nostro parere, un rischio per la migliore gestione dell’immobile che deve essere amministrato negli interessi esclusivi dei condomini che sono e restano il fulcro del nostro lavoro.
di Claudio Buzzi, responsabile amministrativo Condominio Zero Problemi
studio@condominiozeroproblemi.it










